FINDING ELIO: IL PROGETTO
Non ho mai conosciuto mio nonno Elio.
Quando ero piccola mi raccontarono che era un fotografo ritrattista, che era nato in Brasile da emigrati italiani ed era tornato in Italia, a Roma, da giovanissimo con la famiglia. Lì aveva conosciuto nonna Gertrud, impiegata dell’aviazione tedesca al tempo della guerra, e insieme si erano poi trasferiti a Milano.
Mio padre non ha mai parlato molto di suo padre. So che l’aveva obbligato a studiare ingegneria e lui di nascosto aveva cambiato a veterinaria, e che quando Elio lo scoprì ci fu uno scontro tanto violento che Elio andò via di casa per un paio di mesi. So dai racconti di famiglia che mio nonno era una mente creativa e un pessimo amministratore: alla sua morte la nonna, oberata dai debiti, fu costretta a cedere tutti i lavori firmati da Elio a una fondazione, e con pragmatismo tedesco riuscì a ricostruirsi una vita.
Un giorno, avrò avuto quattordici anni, incontrai per caso un signore che sentendo il mio cognome mi chiese emozionato se fossi parente del famoso fotografo. Arrossii stretta in una vampata di calore e gli risposi timidamente di sì. Mi disse di essere un suo grande ammiratore e che Elio aveva fatto la storia della fotografia italiana. Chi l’avrebbe mai immaginato?
A casa non abbiamo nulla di suo, al di là di qualche catalogo che pubblicizza mostre recenti. Li ho sfogliati infinite volte sulle tracce di lui, e avevo anche un ritratto preferito: una donna che si protende verso l’alto, quasi in volo, coi capelli lunghi scompigliati dal vento che le ricadono sui seni.
Anche a casa di nonna Gertrud, un ambiente piccolo e semplice nella periferia di Milano, non vi era più di qualche foto pubblicitaria e pochi scatti in formato cartolina che immortalavano i “dietro le quinte” del vecchio studio. Ha fatto in tempo a raccontarmi qualche aneddoto della sua vita con Elio, ormai troppo sfuocato nella mia memoria. Diceva che gli piacevano molto le donne, e le sue fotografie del resto lo confermano.
Con una nostalgia che non ha radici tangibili, cerco di immaginare com'era lo studio fotografico di mio nonno, e come Elio si muovesse nella sua camera oscura. Che tipo di persona era? Quale il suo modo di lavorare? Che approccio aveva nei confronti della vita e della fotografia? Che cosa ricercava ossessivamente nei suoi soggetti? È stato un uomo felice? E com’era la sua vita? Chi erano i suoi amici? E cosa è successo, ad un certo punto, per spingerlo ad allontanarsi dalla fotografia?
Finding Elio nasce per trovare una risposta ad alcune di queste domande attraverso la raccolta di testimonianze, aneddoti e materiale visivo conservati, ritrovati e condivisi generosamente da persone che hanno conosciuto o anche solo incontrato il lavoro di mio nonno, direttamente o indirettamente. Un progetto in divenire che si alimenta di ricordi, incontri, esperienze.
Chiunque potesse aiutarmi con contatti, informazioni e materiale può scrivermi all'indirizzo e-mail: [email protected]
Grazie